EFG – Edizioni Fotolibri Gubbio
Edizioni Fotolibri Gubbio nasce nel 2013 come editore indipendente, e perciò svincolato dall’influenza di partiti, associazioni, gruppi economici e religiosi. Lo scopo è di aprire un libero spazio di informazione e approfondimento sulla realtà storica, artistica, ambientale prevalentemente eugubina, senza che tale prospettiva locale rinunci a schiudersi ad una dimensione globale. Un obiettivo perseguito dando a scrittori, studiosi, ricercatori e artisti l’opportunità di far conoscere alla collettività il proprio lavoro, sul quale la casa editrice eugubina ha rinunciato a far valere qualsiasi diritto. Per questo, fin dall’inizio, EFG ha avuto l’appoggio di tanti autori che lavorano in modo autonomo e che si sono identificati nel suo progetto.
Le Collane
EFG articola le proprie proposte editoriali in varie collane, ognuna caratterizzata da un progetto unitario e da un titolo: Studi e ricerche – Narrativa – Poesia – Fotografia – Fiabe
I Titoli
“Gli Umbri delle Tavole” di Maddalena Fagiani
Guardando al passato scopriamo quello che siamo. È enorme il debito della nostra cultura nei confronti degli antichi Umbri, che in tempi remoti occupavano un territorio molto vasto in Italia, dal Po al Tevere, fino all’Adriatico, e successivamente, al tempo dell’espansone di Roma, parte delle attuali Umbria, Marche e Romagna. Le Tavole Iguvine, il più lungo testo rituale dell’Italia antica, sono un documento fondamentale per la conoscenza della lingua, della società e della cultura di questo popolo antichissimo e testimoniano la funzione svolta dalla cultura umbra nel farsi della civiltà occidentale. Questo volumetto, nella sua semplicità ed essenzialità, è costruito ad hoc per studenti ed insegnanti, ma vuole essere anche un piccolo sussidio per chi con curiosità si avvicina per la prima volta ad un “mondo” lontano solo nel tempo.
“L’Arca vecchia di Sant’Ubaldo. Memoria e rapppresentazione di un corpi santo” di Francesco Mariucci (prefazione di Andrea De Marchi)
A Gubbio, attorno al 1320 e 1330 circa, vale a dire in sincronia con gli eventi che rappresentarono la massima espressione dell’autonomia della città, cioè il grandioso progetto di costruzione dei palazzi pubblici e della pensile platea magna, per contenere il corpo incorrotto di Sant’Ubaldo fu allestito un manufatto davvero straordinario, un reliquiario-ostensorio, un sarcofago – e allo stesso tempo arredo liturgico e pala d’altare –, capace di contenere, proteggere, ma soprattutto presentare la reliquia del difensor civitatis. Un sepolcro destinato a fissare, nella coscienza civica degli eugubini, la massima ragione di gloria della città. L’arca vecchia di Sant’Ubaldo è una monumentale cassa lignea a capanna, visibile a 360 gradi, su imitazione delle casse-reliquiario orafe. Nonostante un pesante riallestimento rinascimentale, il manufatto custodisce ancora l’ossatura della struttura originale e le pitture dei due lati brevi interni, con un Cristo benedicente e un Santo diacono, entro ornatissimi quadrilobi, sull’oro e sull’argento. Come si ricostruisce in questo studio, l’arca era probabilmente collocata al vertice di quattro colonne poste dietro all’altare maggiore della chiesa dedicata a Sant’Ubaldo, e il prospetto frontale, componente lo sportellone apribile verso l’alto, era rivestito in origine da lacunari decorati da rosette in rilievo. Fra le tipologie note, che presentano quasi sempre la fronte lunga della cassa dipinta con storie del santo, questa eugubina si segnala per la sua eccezionalità, che ebbe riflessi nel contesto umbro, per cui era istoriato piuttosto l’interno, con pitture destinate a proteggere il corpo santo prima che ad essere fruite dai devoti. Purtroppo sono del tutto perse le figurazioni dei cinque quadrilobi più piccoli, che si dovevano traguardare sul lato lungo, dietro al corpo incorrotto di Sant’Ubaldo. I due tabelloni alle estremità, miracolosamente sopravvissuti, non erano sfuggiti all’occhio sistematico di Pietro Toesca che sempre attento alla varietà dei manufatti non canonici ne aveva già acutamente individuato la paternità da parte dello stesso pittore attivo in Santa Chiara ad Assisi, il “Maestro di Santa Chiara” di Henry Thode, ribattezzato “Maestro espressionista di Santa Chiara” da Giovanni Previtali. La segretezza e difficile visibilità dei dipinti si colora di intenzionalità, per accrescere l’aura di sacralità di questo vano scrutato attraverso lo sportellone, di sotto in su e di traverso. La posizione così protetta dei dipinti ne ha ostacolato un apprezzamento più adeguato, ma al contempo ha consentito un vero e proprio miracolo di conservazione, cui non siamo abituati: le carni sono luminose come l’avorio, i profili scaldati da una linea rossa come nel Giotto delle Vele di Assisi, le ciglia sfilate una ad una come in Simone Martini, le dorature a missione scintillanti sulle vesti di Cristo, le fitte argentature stese sulla dalmatica del santo diacono, le fastose incorniciature combinate con fasce incise a mano libera sull’oro, compassi intersecati e cantonali colmati di ramages a sgraffito su oro e argento, in un tripudio di colori vivi, di rosso lacca e di verde, ritagliati minutamente sulle diverse lamine. Un tour de force di preziosità che si spiega solo se si comprende la specificità del manufatto che l’aveva provocato: la centralità del culto del corpo incorrotto di Sant’Ubaldo tra gli eugubini e dunque la qualità della venerazione che si è sviluppata nel corso dei secoli, preambolo indispensabile per capire ed apprezzare queste pitture, inseparabili dalla confezione complessiva di un manufatto così unico. (Andrea De Marchi)
“A Gubbio prima di Ikuvium” di Dina Castellani
Dalle profonde suggestioni derivanti dalla conoscenza del mondo degli Antichi Umbri testimoniato dalle Tavole Iguvine, nasce il romanzo di Aisia, la grande Sibilla della Confederazione Atiedia, lega di dieci comunità abitanti una vastissima area fra Appennini e Adriatico, che ogni anno confermano in una cerimonia solenne i patti di alleanza e reciproca protezione nel santuario di Giove situato sul Sacro Monte dei Sahtàni, gli antichi Umbri insediatisi nella conca di Gubbio. Aisia sa che la pacifica convivenza solidale che ha caratterizzato per generazioni e generazioni la sua gente è in pericolo, …ma il coraggio e l’amore per la propria gente riusciranno a trasmettere attraverso le generazioni, tramite una cerimonia che saprà resistere all’usura del tempo, un messaggio capace di raccontare i principi su cui, ora e sempre, si gioca e si giocherà la dignità dell’uomo all’interno di una comunità all’altezza di questo nome.
“L’Universo del mio giardino” di Mario Pierotti
Questo libro nasce dall’incontro tra un fotografo e un editore nell’ambito dell’VIII Giornata per la custodia del creato del settembre 2013, e dalla comune scommessa che anche in un frammento del mondo a noi più prossimo e familiare sia possibile trovare una scuola di custodia e di sapienza ambientali. Prima perla della collana Fotografia e Immagini dell’eugubina EFG, L’Universo nel mio giardino di Mario Pierotti affida alla tecnica e all’arte della macrofotografia naturalistica il compito di alimentare quel senso di responsabilità nei confronti dell’ambiente debitore della grande lezione di Francesco d’Assisi, spingendoci a cogliere la continuità tra mondo spirituale e mondo materiale e a rapportarci alla terra e a ogni elemento animato o inanimato della natura non da dominatrici e da dominatori, ma da sorelle e da fratelli. Piccolo e grande, locale e globale, scienza ed arte, cultura e natura, materiale e spirituale si danno la mano in queste immagini debitrici della grande cultura figurativa seicentesca olandese più che italiana. Esse rinnovano in noi lo stupore di Constantijn Huygens all’annuncio del nuovo mondo visto nella lente di Drebbel “Nulla ci spinge a onorare meglio l’infinita sapienza e potenza di Dio Creatore che l’essere introdotti, sazi ormai dei miracoli di natura (giacché il nostro stupore si raffredda quanto più frequentiamo la natura e ci familiarizziamo con essa), in questa seconda camera del tesoro, così da incontrare, nelle creature più minuscole e disprezzate, la stessa industre operosità del Grande Artefice, la stessa invariabile e ineffabile maestà”. (Cesare Coppari)
“Racconti di inverno / Winter Tales” di Maurizio Biancarelli
Maurizio Biancarelli è fotografo naturalista professionista, collabora con le maggiori riviste del settore sia italiane che estere quali BBC Wildlife, NaturFoto, National Geographic Italia, Bell’Italia, Bell’Europa, Terre Sauvage, Touring. Ha pubblicato quattro volumi fotografici sulla natura dell’Umbria su commissione del Ministero dell’Ambiente e della Regione Umbria e ha contribuito con proprie immagini a molti altri, italiani ed esteri.Ha esposto le sue fotografie in diverse sedi prestigiose in Europa e le sue immagini sono regolarmente pubblicate a livello internazionale. È stato invitato a partecipare con proprie proiezioni ai festival naturalistici più importanti in Germania, Belgio, Francia e Inghilterra.Ha fatto parte della squadra di fotografi che hanno partecipato al grande progetto Wild Wonders of Europe. Attualmente partecipa all’importante progetto L’Altroversante, interamente dedicato al paesaggio italiano.
“…poesie dell’attesa…” di Roberto Fiorucci – Lionello Sciamanna
Ciò che l’occhio vede … ciò che l’occhio legge … immagini e poesie poste a stretta vicinanza.. lo sguardo obbligato a guardare a destra e a sinistra quando mani immobili sorreggono un libro ormai aperto … ed accorgersi di come l’emozione passa per canali diversi … ma è pur sempre emozione… askldjaksl djlka sjdkla sjkdj hzkjh kajdhkajhdiuqi han i<unajs hd iuo<hqdiqhd qnd un< qnd iuah diqn<dqiudjp<qiouqdipumq adpaodkapsd as lkasmld jlkj zlkjasoir,podakfm opj gdinfupiuoadsnc iaspou oisdja foijdspfjxao psmf iosdjmfn x fiouxdsj hsdhufdshuisdfu jia ioòsjd oòasj oidj amoiad zijsa jdaoisjdmoapizdjkpaofk spodjfz osijf oisajd cisadncosijcmosjc smcd sjio fsd jfxiuhuihnvixsn fius if suhf xiusfshdf iunsdfxsikjafnsdoij fxksmnposdpoimapo dajioaoisjdnmj soipdm kldsj fljoija osdj oiasjdoa jdoizahd iuhafhu isadfhi sanf sdihfsiuadsd
“Gubbio in 50 anni” di Diego Guerrini
Sono passati quasi dieci anni, da quando nel novembre del 2005, discussi la mia tesi di laurea “Politica ed economia a Gubbio dal 1946 al 2001”. Subito dopo la mia travagliata e breve esperienza di Sindaco della città, ho deciso di pubblicare il lavoro di ricerca allora svolto. Cinquantacinque anni intensi, ricchi di trasformazioni sociali, economiche, politiche. ono stati mesi, quelli della preparazione della tesi di laurea, passati insieme a persone speciali, come alcuni dipendenti del Comune di Gubbio che mi hanno fornito i dati demografici ed economici di tutti i censimenti; pomeriggi interi passati nell’archivio a leggermi i faldoni delle delibere di Consiglio e di Giunta dal 1946 al 2001, una emozione unica; ore dedicate ad intervistare le principali personalità politiche della città. Questo libro vuole essere un contributo di storia destinato a tutti i giovani, a tutti coloro che vorranno comprendere meglio quell’arco temporale, lungo cinquantacinque anni, che ha caratterizzato la vita economica, sociale e politica di una delle città più belle d’Italia.
“La biblioteca del bosco incantato” testi di Namarì, ravole di Claudio Nardelli
Finchè ci saranno bambini, le fate e i maghi, gli angeli e i diavoli saranno tra noi, abiteranno le storie e guideranno magicamente i piccoli nel viaggio verso l’età adulta. Questo credono e propongono i due fratelli autori della raccolta di venti fiabe e favole de “la biblioteca del bosco incantato”.
In questo libro sono presentate le prime quattro fiabe, il cui contenuto come quello di tutta la raccolta è moderno ma raccontato con il ritmo delle favole antiche e illustrato con i colori fantasmagorici dei sogni.
Tutte le piccole storie si riferiscono a fatti veri, a persone e cose realmente esistenti ma trasfigurati e resi atemporali dalla presenza della magia e del miracolo, per entrare a far parte della fantasia creatrice dei bambini. La prima fiaba “mignoletto”, è la ” fiaba cornice,” che dà la chiave d’oro per accedere a tutte le fiabe e favole della raccolta.
“A Gubbio… è tornato il cantastorie” di Nazareno Darena
Ma chi era il Cantastorie?
Era una figura tradizionale della letteratura orale e della cultura folkloristica; un artista di strada che si spostava nelle piazze e raccontava col suo canto, accompagnato da un organetto o chitarra, una storia, sia antica, spesso di nuova rielaborazione, sia riferita a fatti anche contemporanei. Appendeva delle immagini che si riferivano alla storia che in quel momento stava cantando e le indicava con una bacchetta. In tal modo gli avvenimenti ed i personaggi narrati entravano a far parte del bagaglio culturale collettivo di una comunità.
La tradizione deriva da lontani precedenti, quali gli Aedi, i Rapsodi greci, i Giullari, i Menestrelli, i Trovatori o Trovieri del Medioevo francese e dalla scuola poetica siciliana.
Simili figure sono presenti anche in culture mediorientali ed africane.
“Il tesoro di San Giuliano” di Cesare Coppari, Francesco Mariucci, Ettore A. Sannipoli
Il presente catalogo riflette, in un certo senso, le modalità con cui l’Associazione Quartiere San Giuliano è riuscita a organizzare una bella e significativa antologia di opere d’arte locale. Il sodalizio, infatti, è composto da molte anime, da tanti volontari, schietti e spontanei, che nel reperire le opere non hanno seguito particolari criteri – di gusto, di estetica, di ricercatezza – come invece accade per i veri collezionisti che selezionano, anche severamente, ciò che intendono convocare nella propria personalissima raccolta privata. Al contrario, la collezione del Quartiere è nata e si è sviluppata, diciamo pure, per semplice accumulo, per immagazzinaggio, sempre tenendo a mente però che l’operazione non rappresentava un mero affastellamento, quanto, e più che altro, una sorta di tesaurizzazione di cose rare e preziose. Del resto visitando i locali sotterranei dell’Associazione tra via della Repubblica e Piazza San Giovanni, si ha proprio l’impressione di trovarsi all’interno di uno scrigno, in una grotta magica e segreta, una nostrana wunderkammer dove si custodisce un vero e proprio tesoro, il tesoro di San Giuliano, gelosamente conservato dal popolo del quartiere.
“Frattempo” di Lucio Panfili
Lucio Panfili viene condotto agli arresti in carcere il 14 febbraio 2012.
La vicenda, che ha avuto risalto nazionale per l’intensità e la consistenza dei provvedimenti, tocca anche altre persone impegnate per un decennio nell’amministrazione della città di Gubbio.
Nel momento di lasciare la propria abitazione, Panfili porta con sé, d’istinto, un blocco per appunti.
Fin da subito, presso la caserma dei Carabinieri della propria città, inizia a prendere appunti, a scrivere quello che sarà il suo “Diario di Bordo”. A distanza di quattro anni, con un processo in corso, Panfili pubblica la fedele, letterale, trascrizione del diario che ha tenuto durante i 32 giorni trascorsi in carcere. E’ il resoconto oggettivo, la cronaca dei fatti, la registrazione dei pensieri, delle sensazioni e dei sentimenti che ha vissuto e che lo hanno attraversato in quei giorni.
La materialità del carcere, descritta nel tempo stesso in cui accadeva, con le parole ed i segni che irrompevano in quei precisi momenti, documentata dai reperti che conservava ed accantonava, per assicurarsi, allora e per dopo, che quello che stava vivendo era reale. “Il carcere è una sospensione di vita. C’è stato un prima e c’è un dopo. Del durante quel frattempo, solo di questo parla il mio Diario di Bordo”
“La sentinella dormiente” di Massimo Capacciola
Non posso affermare che, se non fossi vissuto in un posto come Gubbio, non avrei mai scritto libri, tuttavia mi sento di poter escludere che avrei potuto narrare questa storia, abitando altrove. Non si tratta di ispirazione, se con questo termine si intende una scintilla emozionale, un sussulto intellettuale carpito tra le pieghe della storia di questa comunità. Conosco bene che le storie narrate, anche quelle spudoratamente fantasiose, subiscono sempre l’influenza del “genius loci”. Lo scrittore soffre, o almeno quasi tutti, di una specie di influsso metafisico, una particolare ascendenza territoriale che incanala l’ispirazione, conferendole una armonia subitanea con il proprio orizzonte, con la forma e la consistenza del reale, con la continuità del tempo presente.Ho scritto una storia d’amore perchè, a questo punto della vita, il mio cuore ne era pieno.
“City of stone” di Claudio Sannipoli
“Un viaggio nella storia di Gubbio attraverso immagini suggestive catturate nei vari periodi dell’anno: la città, le manifestazioni, le feste, l’artigianato, le tradizioni, la gastronomia e tanto altro ancora. Dalle Tavole di Gubbio, sappiamo che IKUVIUM (Gubbio) era una città-stato che comprendeva una TOTA (Comunità), una OCRI (Sacralità) e una TRIFU (Territorio). Tre parole che ricorrono spesso nelle Tavole e che fanno di Gubbio una città unica al mondo, forte come la pietra. ababa bababababa ababababak abhkdkjasb dkjas daksjdkajsdkjas dkjasd hskjad hskaljaklsadkj klajsd kljas dkjl ljk lkdasjd lkas jklj ads askjda sdhkasduwqieh dkahdsh adsjkash dkjshadkh kjh kjh ksdhakjhas kjdhas kjdh akuh zkjqdn kazasdasdzqdklsdcklsd jklj lkjsd clkjsdj kh kdsfhxkhdsck j sdcjsd zjcnsdkjcsldkjcsdcdscdscsdcsd sdfcsfclksòdfclkò klj sdfklj xsjdlhfjsdlfhlij ljk ilj oijklsafdn kjhkn
“CERI straordinarie cose accadono” di Tertulliano Marzani
Uno dei maestri del giornalismo umbro, racconta attraverso i suoi articoli la Festa dei Ceri di Gubbio. opkasdi px isdjf oidsakjf pxoisf,sdafx psaodfpas okfpèdsalc popdksfpxsod kfopskd fopsdkpoxksdaf p ska dg o pf xkdsf pok sdfp cè d sf gdfgdop ofisdp fisdpoif posigpoi shophgiojoisd giosdgj sdiofjg oidsg hiudfshg hdsfio ghfoidsjgoi fsdjv oijgopsdfkg psokgpofdskgpocsk opdsghsfdg hsdfgiouhsfdioghfidsopjhdiuofhg opisfdgjb odfijbdfiojb oidfsoijsdbidsf sdfopk psdkfpsjoifs oijf oisdjgiopdjgoisjdfvgoidfjvodfvjoipdfjv opifdjvopfkjd vopijdfv oidjfvoidfjvoijdfoivjdspovjdfsjvopdfsjvoifdsvopijfdvpojd pjdpfojvopfdopjd svpodfj voidfsoivdfiv dfvdsfv dsfv fdv dfop
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“Gubbio studiolo replica” di Vincenzo Ambrogi
Nel Palazzo Ducale di Gubbio è stata ricostruita la replica della stanza dello Studiolo del Duca Federico. Questo capolavoro del Rinascimento italiano era stato smembrato in vari musei di New York, Londra e Berlino.
Nella presente pubblicazione sono descritti i dettagli dell’operazione, le caratteristiche dell’opera e le soluzioni adottate per la realizzazione della copia.
“Tra leggenda e realtè – La nonna racconta” di Tiziana Baldessari
Cosa c’è di più tradizionale dell’immagine di una nonna che racconta fiabe ai suoi nipotini?
Sicuramente questo è un classico che supera il trascorrere del tempo, è la gioia di condividere il piacere di raccontare, di trasmettere emozioni, di vivere insieme la gioia di provare stupore e meraviglia che caratterizza l’età infantile.
E come ogni nonna che si rispetti anche io mi sono dedicata a raccontare storie al mio nipotino cercando di catturare la sua attenzione e di stimolare la sua curiosità. Siamo piano piano divenuti complici nello scoprire storie, leggende, fiabe, miti che narrano di popoli lontani e diversi.
Ho quindi deciso di scrivere una serie di racconti pensati proprio per Vincenzo, leggende, fiabe legate al suo mondo, alle sue passioni, alle sue origini, al luoghi che conosce e frequenta fin dall’infanzia per renderli per lui speciali e unici. I bambini devono poter credere che la magia esiste, esiste in ognuno di noi, nei posti dove viviamo, nei nostri ideali, nelle scelte che li aiutano a crescere.
“La Via dell’Incenso non passa per Scheggia” di Sandro Giacchetti
La Via dell’Incenso non passa per Scheggia ma attraversa ognuno di noi. E’ una via di attesa, di dolore e di speranza; una via imbastita di storia in cui è possibile ritrovare le proprie origini. Bernardo Lucci, sua moglie Carolina e i lori figli non sono personaggi di fantasia ma uomini e donne realmente esistiti che si muovono nel racconto con lo stesso ruolo assegnatogli dalla vita, attori consapevoli di un’esistenza che li chiama a prove di coraggio, accettazione, sopravvivenza e amore a cui guardano con gli stessi occhi azzurri che ancora oggi si riconoscono nella loro progenie. Ne fanno da sfondo le Guerre d’Indipendenza ed il Primo Conflitto Mondiale, le speranze di giovani eroi immolati all’amor di Patria e ricordati nelle lapidi commemorative, figli buttati alla guerra e mai ritornati. Perché Sulla Via del’Incenso si muore, anche ma non stavolta. Lo sa’ Menco, lo “spostato” del paese, il matto che ogni comunità ha bisogno di avere come metro per accertare la propria normalità. Lui conosce bene quel percorso e sa che lungo la Via dell’Incenso si cammina contro il proprio volere, ci si rende prigionieri, si attende con fiducia ma non si staziona. La Via dell’Incenso è fatta per essere percorsa, passo dopo passo, e da soli perché “difficile, pericolosa e meravigliosa”. Menco ne è consapevole prima ancora degli altri che riconoscono in quel suo sguardo color nocciola, il segno a cui affidarsi. E così diventa padre, amico fidato, guida e sostegno e insegna a loro, e a chi decide di perdersi in queste pagine, che “tutti gli uomini piangono le stesse lacrime perché tutti provano gli stessi sentimenti e le stesse paure”.
“50 anni di informatica e l’Olivetti” di Franco Agostinucci
L’evoluzione tecnologica ha cambiato radicalmente la società e il nostro modo di vivere; motore principale di questa trasformazione è stata la tecnologia dell’informatica e delle telecomunicazioni che nel corso degli ultimi cinquanta anni si è sviluppata con una velocità straordinaria.
In Italia la storia dell’informatica è strettamente legata a quella dell’azienda Olivetti, una storia di eccellenza dell’industria italiana, che si è svolta nel corso di quasi un secolo e che l’ha vista partecipare all’evoluzione delle tecnologie e competere con successo con i principali protagonisti del settore nel mercato mondiale.
L’autore vi ha lavorato per molti anni assumendo varie responsabilità incluse quella di direttore delle strategie e della ricerca e sviluppo sistemi. Ha potuto quindi seguire da vicino l’evoluzione del mercato e dei suoi principali protagonisti e in questo libro, alla narrazione dei principali avvenimenti dell’industria, affianca quella delle vicende Olivetti ed alcune esperienze personali.
L’informatica e le telecomunicazioni sembrano destinate a giocare un ruolo fondamentale anche nell’evoluzione della società in cui vivranno le prossime generazioni; si cerca di darne un’idea nelle conclusioni con alcune considerazioni sul futuro.
Per acquistare direttamente:
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